martedì 21 febbraio 2012

La Sartiglia di Oristano

Buon Martedì Grasso!!!
C'è un appuntamento a Oristano che da più di 500 anni arricchisce la città, rendendola più bella e più viva, unica per il fascino della sua tradizione, per i colori, i suoni e le emozioni che la caratterizzano. Come promesso scrivo questo post per raccontare la storia della tradizione che ormai è diventata parte integrante della nostra vita, come dire non è carnevale senza Sartiglia. Saranno le maschere, saranno i cavalli vestiti a festa, saranno le corse emozionanti, ma a me è una manifestazione che piace sempre e se non ci vado mi sembra di essermi persa qualcosa di importante. Ora spazio alla storia e alle immagini e ai video (da NON perdere!!!), che parlano molto più di tante parole!

Sartiglia



L’Europa medievale delle crociate è la culla dei tornei equestri cavallereschi e dei giochi di addestramento militare a cavallo. Nel corso del XV e del XVI secolo tali manifestazioni rifioriscono sotto forma di grandi spettacoli offerti al popolo. Anche la Sartiglia di Oristano, così come è giunta sino ai nostri giorni, è da considerarsi come un pubblico spettacolo, organizzato allo scopo di intrattenere e divertire gli spettatori. Il vecchio continente nel corso del XVI secolo dimostra un’attenzione speciale per le manifestazioni equestri e in particolare per le corse all’anello. Sovrani, viceré, feudatari e corporazioni di mestiere offrivano al pubblico tali spettacoli in occasione di prese di possesso di cariche di re o vescovi, di nascite di eredi al trono o di particolari festività del calendario liturgico, coinvolgendo direttamente il ceto nobiliare e relegando il popolo al rango di spettatore. Anche la storica manifestazione di Oristano rientra nell’ambito più generale delle corse all’anello. Ancora oggi in tutta Italia si contano numerose gare di abilità di cavalieri che in alcuni casi tentano la sorte cercando di cogliere un anello con una lancia, mentre presso altre tipologie di giostre sono impegnati nel colpire un bersaglio rappresentato da una sagoma o buratto, che riproduce il cavaliere avversario contro il quale anticamente ci si scontrava in duello come la quintana di Foligno o la corsa del Saracino di Arezzo.


I più antichi documenti riguardanti la storia della Sartiglia di Oristano, custoditi nell’Archivio Storico cittadino, si trovano in un registro di consiglieria datato 1547-48 in cui si parla di una Sortilla organizzata in onore dell’Imperatore Carlo V probabilmente nel 1546. Altri documenti, successivi, riferiscono dell’acquisto, da parte dell’autorità cittadina del tempo nella bottega di un maestro falegname, degli stocchi da utilizzare per la corsa. Questo particolare induce a pensare che probabilmente, in età spagnola, in origine la corsa fosse organizzata dalla stessa istituzione municipale, e, successivamente, affidata ai gremi, le associazioni di mestiere operanti nella Città Regia a partire dal XVI secolo, che ne hanno perpetuato il cerimoniale sino ai nostri giorni. Attualmente non si conoscono documenti che testimoniano la corsa in età medievale ma i frequenti rapporti dei regnanti oristanesi con i signorotti dell’Italia dei Comuni del XIII e del XIV secolo, non che i lunghi soggiorni dei nostri giudici nelle grandi città della Spagna in piena età medievale, inducono a supporre che i sovrani del giudicato d’Arborea conoscessero bene i giochi di esercitazione militare, e che nella capitale arborense, così come nelle grandi città dell’Europa del tempo, nobili e cavalieri si cimentassero con la spada e la lancia nelle prove di abilità e addestramento a cavallo.

Oristano
Oristano, antica città di origine medievale, per la sua storia e le straordinarie testimonianze architettoniche e artistiche del suo prezioso passato, rappresenta una delle realtà più importanti dell’immenso e variegato patrimonio culturale della Sardegna. Accogliendo gli abitanti dell’antica città di Tharros, in fuga dalle continue minacce saracene, il villaggio bizantino di Aristanis diviene intorno all’anno Mille il nuovo capoluogo del Giudicato d’Arborea. Tale importante istituzione risulterà la più longeva delle quattro realtà giudicali che caratterizzarono la Sardegna del medioevo. Infatti, la conquista catalano aragonese del Regno di Sardegna, iniziata nel 1323 e che porrà fine all’esperienza dei regni giudicali sardi, potrà annoverare Oristano e il suo antico regno nei territori conquistati, solo nel 1420.

In circa cinquecento anni di storia, dal X al XV secolo, il Giudicato d’Arborea ha espresso una cultura di altissimo livello. Preziosi documenti testimoniano la ricchezza e la raffinatezza di questa città medievale ancora oggi riflessa nei monumenti dell’architettura civile e religiosa. L’antica città, cinta di mura e di torri alla fine del Duecento ad opera del giudice Mariano II d’Arborea, i cui resti sono visibili nel cuore della città, per diversi decenni ha rappresentato il simbolo della lotta contro la conquista catalano aragonese dell’isola. Nella seconda metà del Trecento la capitale e il giudicato arborense, vivono momenti di massimo splendore politico e culturale. Sono i decenni in cui i sovrani Mariano IV e sua figlia Eleonora promulgano la Carta de Logu, il moderno codice di leggi che governa la giustizia nel regno d’Arborea. Lo stesso codice, all’indomani della definitiva conquista ad opera dei catalani aragonesi, sarà esteso a tutto il Regno di Sardegna e rappresenterà la legge nell’intera isola durante tutto il periodo della dominazione spagnola, e in parte di quella sabauda, sino al 1827, anno di promulgazione del Codice di Leggi civili e Criminali emanato da Carlo Felice.

Nei primi decenni del Quattrocento, con la conquista catalana, parte dei territori del Giudicato d’Arborea costituiranno il Marchesato di Oristano, titolo e territorio che nel 1478 passeranno direttamente sotto il controllo dello stesso re di Spagna. L’anno successivo Oristano è elevata al rango di Città Regia ricevendo i privilegi e i regolamenti concessi alle città catalane. Tra le prerogative di queste città vi era la possibilità di costituzione dei Gremi, associazioni di mestiere regolamentate secondo gli statuti delle consorelle corporazioni barcellonesi.

Alla città di Oristano di età spagnola si riferiscono i più antichi documenti della Sartiglia. Attualmente non sappiamo se anticamente la stessa autorità cittadina organizzasse l’evento della corsa alla stella in occasione di particolari festività, nè conosciamo in quale momento storico i gremi iniziarono a curarne l’organizzazione. La più antica tradizione, tramandata oralmente dagli oristanesi e in particolare dai partecipanti alla manifestazione, siano essi vecchi componenti dei gremi o anziani cavalieri, vuole che dall’origine la Sartiglia non abbia conosciuto interruzione e che ogni anno, con buone o cattive condizioni climatiche, sia in tempo di guerra che di pace, la Sartiglia si sia corsa e che su Componidori abbia guidato il cerimoniale della corsa. Da cinquecento anni la Sartiglia caratterizza la storia della città. Per questa sua lunghissima storia la corsa penetra nel profondo la cultura e la società della città di Oristano, con la magia di offrirsi in ogni edizione rinnovata e ricca del suo antico passato.

Il percorso
Il percorso della Sartiglia insiste sulle strade storiche della città. Al termine della vestizione de su Componidori, che in genere si svolge fuori dal centro storico della città, il corteo si dirige verso la via del Duomo dove avviene la corsa alla stella. Sino al 1907, presso l’attuale Piazza Manno, i cavalieri attraversavano la Porta a Mare per poter raggiungere la cattedrale, entrando da quella che un tempo costituiva la porta d’accesso alla città murata per chi arrivava da Sud. In quell’anno l’edificio venne abbattuto perché reputato di scarso valore storico artistico. Risultava inoltre già in rovina la Torre di San Filippo, adiacente al palazzo di residenza dei sovrani medievali, situato in prossimità dell’attuale carcere. Proprio dallo spazio antistante il carcere, prende il via la corsa del cavaliere che tenta di cogliere la stella, retta dal nastro verde teso sotto il campanile trecentesco della cattedrale dell’Arcidiocesi Arborense.

All’interno della cattedrale, dedicata all’Assunta, numerose cappelle e splendide statue testimoniano le diverse fasi storiche dell’importante edificio che rimanda le sue più lontane origini all’età bizantina. La cappella della Madonna del Rimedio, con la statua della Madonna in pietra policroma nell’antica cappella gotica, la trecentesca statua dell’Annunziata scolpita da Nino Pisano, la cappella del martire Archelao patrono della città e quella del Gremio dei Falegnami, realizzata in stile barocco con decori in oro zecchino, sono solo alcuni dei preziosi gioielli di questo monumento religioso tra i più solenni dell’isola. Insistono sul percorso della corsa alla stella anche la chiesa ed il convento di San Francesco, situati proprio nella curva che i cavalieri affrontano con velocità ed ardimento. La chiesa, di origini duecentesche, si presenta oggi in stile neoclassico e custodisce gelosamente il crocifisso detto di Nicodemo. L’opera lignea, ascrivibile al tipo tragico doloroso del Cristo sofferente in croce, di ispirazione renana, è attribuito a maestranze valenzane del XIV ed è presente in Oristano da antica data rappresentando uno dei monumenti più importanti della religiosità e della cultura non solo sarda.

La galoppata dei cavalieri che hanno tentato di infilare la stella termina nel piazzale antistante la chiesa di San Mauro, dopo aver superato la chiesa di Sant’Antonio, cappella di un antico ospedale medievale cittadino, e la chiesetta dello Spirito Santo, di origine bizantina. Successivamente il corteo dei cavalieri, diretto verso la strada delle pariglie, si immette nella Piazza Eleonora. La piazza è dominata dalla statua realizzata alla fine dell’Ottocento dall’artista Ulisse Cambi in onore di Eleonora d’Arborea. Questa sovrana reggente del Regno medievale d’Arborea vive nell’ultimo scorcio del Trecento e il suo nome è legato alla promulgazione di un aggiornamento della Carta de Logu, il codice di leggi alla base del diritto del Regno. Sulla piazza si affacciano il Palazzo degli Scolopi, un tempo convento, oggi sede degli uffici dell’amministrazione comunale e il Palazzo Campus Colonna, del XVIII secolo, sede del Sindaco e della Giunta della città. Il Corso Umberto, comunemente chiamato via Dritta, unisce la piazza Eleonora con la piazza Roma, altro cuore pulsante della città. Sulla via Dritta si affaccia il Palazzo Arcais, oggi sede di rappresentanza e di alcuni uffici dell’amministrazione provinciale di Oristano, eretto nella seconda metà del XVIII secolo dal nobile Don Damiano Nurra Conca, Marchese d’Arcais, il quale volle edificare e donare all’ordine dei carmelitani un convento, oggi sede dei corsi universitari attivati in città dalle Università isolane, e una chiesa, eretta in perfetto stile barocco piemontese.

Sulla piazza Roma trionfa la possente torre eretta sul finire del Duecento da Mariano II d’Arborea. Il sovrano arborense che sul finire del XIII secolo volle potenziare il sistema di difesa di questa capitale medievale fa costruire il muro di cinta della città fortificato con 28 torri, dotando la città di tre ingressi principali. La torre di Mariano, detta anche di San Cristoforo o Porta Manna, costituiva l’ingresso principale alla città per chi arrivava da Nord. La torre, costruita in blocchi di arenaria, misura 28 metri e custodisce nel sopralzo una campana in bronzo del XV secolo, raro esempio di campana ad uso civico. In questo modo il corteo fuoriesce dalla linea immaginaria del percorso della città murata per trasferirsi lungo la strada che correva di fianco alle antiche mura cittadine. La via Mazzini inizia sul sagrato della chiesa di San Sebastiano, di origini seicentesche, e si sviluppa lungo il fossato che anticamente correva intorno al circuito difensivo. Sulla strada del percorso delle evoluzioni si affaccia la torre di Portixedda. La cosi detta “piccola porta” è visitabile all’interno, rappresenta una delle torri del citato sistema di difesa della città e così come si presenta oggi è frutto di un intervento subito nei secoli della dominazione spagnola dell’isola.

Vestizione
La mattina della corsa su Componidori (il Capocorsa), dopo la visita alle scuderie per salutare gli amici e colleghi cavalieri, si reca presso la casa del presidente del gremio. Da qui, verso mezzogiorno, parte la sfilata diretta verso la sede dove avverrà il rito della Vestizione. Il gruppo dei tamburini e trombettieri, apre il corteo composto dalle “massaieddas”, le giovani ragazze vestite nel costume tradizionale oristanese che portano sulle corbule gli abiti de su Componidori. Seguono quindi “sa Massaia manna”, la donna che dovrà sovrintendere al cerimoniale della vestizione, i componenti del gremio che custodiscono le spade e gli stocchi per la corsa e su Componidori. Una sala o una piccola piazza allestita per l’occasione, gremita di gente, accoglie il corteo.



Il cavaliere, tra gli applausi della folla e il rullo dei tamburi raggiunge quindi “sa mesitta”, il tavolo sul quale si compirà il rito. A partire da quel momento, solo al rientro dalle corse, al termine della cerimonia della svestizione, potrà nuovamente scendere dal tavolo e quindi toccare il suolo. Seduto sullo scanno il cavaliere indossa gli antichi abiti, aiutato dalle giovani ragazze.



 I costumi indossati da is Componidoris, i due cavalieri che rispettivamente guideranno la corsa della domenica e quella del martedì, sono caratterizzati da indumenti e da colori caratteristici del proprio gremio. I fiocchi rossi raccolgono gli sbuffi della candida camicia indossata da su Componidori del gremio di San Giovanni. Sono rosa e celesti quelli che sostengono le maniche del capocorsa del gremio di San Giuseppe. Sulla camicia viene indossato il coietto. Questa giacca smanicata, che termina a gonnellino a protezione sulle gambe e che ricorda l’antico indumento da lavoro, è stretta sul petto del cavaliere che guida la corsa della domenica da lacci di pelle.


È chiusa da borchie d’argento a forma di cuore nell’abito indossato da su Componidori della corsa del martedì che indossa, sopra i sui pantaloni, un ulteriore pantalone corto di pelle. L’impiego delle fasce intorno alla fronte e sotto il mento prepara il viso ad accogliere la maschera.
Un brindisi d’augurio e un ultimo saluto segna l’ormai imminente metamorfosi del cavaliere. L’eccezionale squillo di tromba e l’incessante rullo dei tamburi accompagna la posa della maschera sul viso del cavaliere ormai trasfigurato in Componidori. Con la posa della misteriosa maschera il passaggio è avvenuto. 



Per tutti ora è su Componidori. La maschera impenetrabile color terra distingue su Componidori dei contadini, quella pallida ed impassibile è indossata da su Componidori dei falegnami. La cucitura di altre fasce per un migliore assetto della maschera e il posizionamento del velo ricamato e del cilindro sul capo avviano il cerimoniale alla conclusione. Ultima le operazioni la sistemazione di una camelia sul petto de su Componidori.
Sarà rossa quella del capocorsa della Domenica, rosea quella de su Componidori del martedì. Cessa in quel momento il tripudio di trombe e tamburi. Cessano gli applausi. In religioso silenzio un artiere introduce nella sala il cavallo del capocorsa che viene accompagnato sotto “sa mesitta”. Dal tavolo su Componidori monta sul cavallo. 
In quel momento il presidente del gremio gli consegna sa Pippia ‘e Maiu, il doppio mazzo di pervinche e viole mammole, simboleggianti la primavera che incalza. Con segni di benedizione, salutando il presidente del gremio, l’intera maestranza e tutti i presenti, il Componidori si porta verso l’uscita e riverso sul cavallo esce della sala. Nel piazzale lo accolgono i suoi due aiutanti di campo, tutti i cavalieri e una folla immensa festante. Dopo aver benedetto e salutato tutti i presenti si compone quindi il corteo diretto alla volta del sagrato della Cattedrale per dare inizio alla corsa alla stella.



Corsa alla stella

Al termine della cerimonia della vestizione de su Componidori, il corteo dei cavalieri guidato dal capocorsa e preceduto dai trombettieri, dai tamburini e dal gremio dei Contadini la domenica e dei Falegnami il martedì, si dirige alla volta della via della Cattedrale di Santa Maria Assunta. Il passaggio del corteo è uno dei momenti più emozionanti della manifestazione. L’abbraccio della città e dei numerosi turisti provenienti da tutte le parti del mondo è forte. Rapisce l’imponenza dei cavalli, l’eleganza dei cavalieri rivestiti degli antichi costumi della tradizione sarda e spagnola, l’esplosione dei colori delle bardature, il tripudio delle trombe e dall’incedere dei tamburi. Ma su tutto colpisce l’eleganza imponente e ieratica de su Componidori, il re della corsa e della città che per un giorno attira su di se le attenzioni e le aspirazioni di tutta una comunità.




Corteo della Sartiglia

Il triplice incrocio di spade tra su Componidori e il suo secondo da inizio alla corsa. Il ritmo segnato dai tamburi rende solenne questa fase iniziale della giostra che si svolge proprio sotto il nastro verde che sostiene la luminosa stella di latta. 



A partire da quel momento inizia la sfida. Su Componidori per primo tenterà la sorte cercando di cogliere al gran galoppo il bersaglio, poi sarà la volta dei suoi due aiutanti di campo. Successivamente potranno cimentarsi nell’impresa tutti i cavalieri cui il capocorsa darà l’onore della spada. Infatti lui e solo lui potrà scegliere chi tra i cavalieri partecipanti potrà affrontare il percorso della Cattedrale e tentare di cogliere la stella. La felice galoppata di chi coglie il bersaglio è motivo di grande gioia per il cavaliere, per il gremio e per tutto il pubblico che accoglie con un boato la stella centrata. Il cavaliere abile e fortunato potrà rientrare sul percorso, godersi il tributo dei tamburini, dei trombettieri e il caloroso applauso della folla festante. A lui rimarrà in ricordo una piccola stella d’argento consegnatagli in premio. I cavalieri che per sorte e straordinaria abilità riusciranno nell’impresa di cogliere un’altra stella nella seconda giornata di Sartiglia riceveranno in premio una piccola stella d’oro.




E d’oro potrà essere nella stessa giornata di corsa il premio per i cavalieri della pariglia di testa cui è riservato l’onore di tentare nuovamente la sorte con lo stocco, ovvero la lancia di legno. Infatti, quando su Componidori decide di avviarsi verso la conclusione della corsa, rientra sul percorso riportando le spade utilizzate e consegnate alla massima autorità del gremio riceve lo stocco, la lancia di legno. Solo a lui e ai suoi compagni di pariglia sarà concesso l’onore di affrontare nuovamente il percorso in cattedrale e tentare di cogliere l’agognata stella con lo stocco. Ultimate le discese con lo stocco su Componidori si reca nuovamente sul sagrato della cattedrale e riconsegnando la lancia di legno riceve il suo scettro di mammole.
È quello uno dei momenti più emozionanti e toccanti della corsa. I tamburini con un ritmo straordinario accompagnano su Componidori che benedicendo la folla si dirige verso la Piazza Manno, punto di partenza delle discese alla stella. 


Lo squillo di trombe e il rullo dei tamburi annuncia sa Remada, il coraggioso atto compiuto da su Componidori che chiude ufficialmente la corsa alla stella riverso sul cavallo, affrontando a gran galoppo il percorso salutando e benedicendo il gremio e tutti i presenti. La galoppata termina nel piazzale dove sostano tutti i cavalieri che con grida di giubilo e applausi salutano l’estremo atto compiuto dal capo della corsa. Da quel momento si ricompone il corteo dei cavalieri che ripercorrendo la via Duomo e passando dal corso Umberto e dalla piazza Roma, si dirige verso la via Mazzini, teatro dove si svolgeranno le evoluzioni a pariglia.



Sartiglia 2012 - Il filmato con le 15 stelle del Gremio dei Contadini


Sartiglia 2012. Il meglio della Sarteglia del gremio dei Falegnami

Corsa delle pariglie
La corsa delle pariglie si svolge nella via Mazzini, un percorso che risulta fuori dall’antica città murata. Infatti, passando dalla duecentesca torre di Mariano II, idealmente il corteo della manifestazione, si immette sulla strada che anticamente si snodava intorno all’anello fortificato di difesa della città medievale, giungendo sino alla torre di Portixedda. Al termine della sfilata lungo l’intero percorso della via Mazzini, i cavalieri si dirigono verso i viottoli che si immettono nel vicolo che termina con un il caratteristico portico, simbolo del punto di partenza delle spericolate evoluzioni dei cavalieri. Su questo percorso, secondo l’ordine di sfilata, tutte le pariglie partecipanti potranno cimentarsi sul percorso. Ancora una volta la presenza in pista di cavalli e cavalieri è annunciata dai rulli dei tamburi e dagli squilli delle trombe.



“Su Brocci”, il piccolo tunnel che si immette nella via Mazzini, proietta le pariglie sul sagrato della chiesa di San Sebastiano. Da qui prendono il via le spericolate acrobazie dei cavalieri che dopo mesi di preparazione danno sfogo al proprio entusiasmo e alle proprie abilità. Apre le serie delle evoluzioni la pariglia de su Componidori. La totale salvaguardia dell’incolumità del capocorsa e del suo importante incarico impediscono alla sua pariglia di compiere pericolose evoluzioni. I tre cavalieri compiono il passaggio con i cavalli appaiati guidati dai cavalieri laterali mentre il capocorsa affronta il percorso con le mani sulle spalle dei compagni. Seguono quindi i pericolosi passaggi dei cavalieri che si spingono in spettacolari evoluzioni. In questi ultimi anni esibizioni di alta scuola segnano uno spettacolo unico e irripetibile. 





L’ultimo passaggio sul percorso è ancora una volta affrontato da su Componidori con la sua pariglia. La chiusura della corsa è segnata dal passaggio del capocorsa che esegue un’altra Remada.
Questa volta affronterà il percorso con i suoi compagni che a gran galoppo guideranno i cavalli mentre lui riverso sulla groppa del cavallo saluta e benedice la folla con sa pipia de maiu. Il capocorsa raggiunge quindi la compagine dei cavalieri che salutano il suo arrivo con tripudio di applausi mentre lui continua a benedire e salutare con il suo scettro di mammole e viole.

Sartiglia 2012. Le migliori pariglie della Domenica

Sartiglia 2012. Le migliori pariglie del Martedì

Svestizione
Al termine della corsa delle pariglie il corteo si ricompone e ritorna sul percorso della via Mazzini. Ormai all’imbrunire, la sfilata dei cavalli e dei cavalieri segna la fine della corsa. In particolare nella giornata del martedì, il clima della festa della chiusura della manifestazione della giornata ma anche dell’intera annata, è sottolineata dal pubblico e da tutti i partecipanti alla manifestazione.
In particolare il dono delle preziose coccarde dei cavalli da parte dei cavalieri al pubblico in visibilio esalta l’atmosfera della festa. Al termine della sfilata il corteo formato dai trombettieri, dai tamburini, dal gremio e dai cavalieri, si dirige alla volta della sede del gremio dove è avvenuta la vestizione de su Componidori.
Raggiunto il locale, egli saluta tutti i cavalieri e i presenti ed entra, riverso sul cavallo, all’interno della sala. Raggiunta “sa mesitta”, nel più totale silenzio, il capocorsa può quindi balzare sul tavolo congedando il suo cavallo ad un artiere. Il tripudio di trombe e tamburi, le grida di esultanza e gli applausi salutano il rientro de su Componidori. Inizia quindi la cerimonia della svestizione. Levati il cilindro e il velo, lo straordinario rullo dei tamburi segna il momento in cui viene tolta la maschera: in quell’attimo su Componidori ritorna cavaliere. Da quel momento il gremio, i cavalieri e tutti i presenti si recano da lui per salutarlo e congratularsi.
La festa continuerà sino a tarda notte.





Qui sotto qualche foto fatta da me, purtroppo sono mosse e bruttine, ma la gente era tantissima, ero una sardina!, e poi avevo la macchina "brutta"!!! Perdono!*
*le prime 6 foto mi sono state gentilmente concesse dalla mia amica Lally che è stata alla Sartiglia Domenica...mitica!

Corteo prima della corsa alla stella






Corte prima della Pariglia





























Quello al centro è il cavaliere amico della mia amica di cui parlo dopo!!! Belle le rosette eh????





Questo è uno dei pochissimi video che sono riuscita a fare (in braccio a un mio graaaande amico come una bimba!!!!)...che emozione...ho pure urlato :-P



Un altro bellissimo video


La Sartiglia è veramente una bella esperienza, che almeno una volta nella vita andrebbe vissuta; tanto più che Oristano è una città molto bella, piccola, ma con un bellissimo centro storico, particolarmente rivalorizzato nell'ultimo decennio con ristorantini, locali alla moda e moltissimi negozi e un calendario fitto di eventi. C'è anche da dire che c'è il mare ad un tiro di schioppo e la costa del Sinis è uno dei mari più belli del mediterraneo! (...giuro che non ricevo nessuna percentuale per la pubblicità, ne dal comune ne dalla regione :-P)
In più quest'anno ho avuto la possibilità di visitare dopo la Sartiglia le scuderie di un cavaliere amico di una mia amica. Abbiamo potuto assistere alla svestizione dei cavalli (bellissimi!!!) e abbiamo ricevuto una delle rosette  (ambitissime!) purtroppo solo una visto che le altre erano già state tutte regalate, io l'ho lasciata prendere alla mia amica visto che comunque il cavaliere era amico suo....abbiamo anche ricevuto un invito a una mega cena organizzata nella scuderia, ma abbiamo dovuto rifiutare per motivi organizzativi, con grande dispiacere del cavaliere che si sente in debito di un invito, e noi, che gli siamo veramente grati, ci sentiamo in dovere di tornare un altra volta....magari in occasione della prossima Sartiglia....
Attrus annusu mellusu!!!!

Fonte e foto (tranne le mie e della mia amica): http://www.sartiglia.info/sartiglia/export/sites/default/index.html


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